La Danza Consapevole può essere compresa come il tentativo di dare vita a un 'filo conduttore intuitivo' in grado di portarci da un luogo all'altro, da un'esperienza all'altra, da un’osservazione all'altra, da un apprendimento al prossimo. Incontrando il danzatore che vive in noi possiamo realizzare che il movimento, e la sua assenza, è in grado di portarci al di là di quel 'me' che solitamente sperimentiamo nel quotidiano, e scoprire che il danzare immersi in una traccia musicale può aprirci a dimensioni impensabili, offrendoci una chiave che ci permette di giocare, "nudi", con l’enigma che la nostra mente e la nostra coscienza rappresentano.
Nel corso di un’intera giornata di pratica, esploreremo quattro momenti di danza, espressione di un movimento libero e consapevole, senza interferenze mentali e in sincronia con il respiro, percorrendo un ciclo di quattro tracce originali create per il LAB dal ricercatore del suono Federico Milanesi. Le danze si alterneranno a momenti di dialogo, dove si darà vita a una comunicazione e condivisione che emergerà dalla danza per poi successivamente rimmergersi in essa.
Con questo ciclo “finale”, si porta a compimento l'esperimento di un dialogo tra danza, movimento, musica e parole, iniziato più di due anni fa con Mystic Dance (22 maggio 2022), proseguito con Wave Dance (30 aprile 2023) e con Discovery Dance (21 gennaio 2024). Con Silent Dance completiamo il cerchio o, se preferite, chiudiamo questo doppio quadrato formato da 4x4 tracce originali.
Come evoca il titolo di questo nuovo incontro intensivo, la danza si fa ora più silenziosa, sebbene non nel senso ordinario del termine. Ma lascio volentieri a Federico il compito di trasmettere lo spirito con cui ha creato questi brani per noi, ricevendo il mio input di lavorare sull'idea di una pratica che si fa silenziosa.
Quando ho iniziato il lavoro mi sono trovato di fronte a un dilemma: che tipo di musica fare? Una musica basata sul silenzio è un po’ un paradosso, da un certo punto di vista. C’era l’opzione “ambient”, suoni lunghissimi e dilatati, atmosfere cangianti, spazi amplissimi. In qualche modo, questa scelta non mi convinceva per diverse ragioni. Così, ho optato per qualcosa di diverso.
Innanzitutto, il silenzio cos’è? E come può essere percepito? Una pratica che ho fatto moltissimi anni fa è consistita nell’ascoltare per tre giorni consecutivi, giorno e notte, la musica che più detestavo. Ho scelto musica dodecafonica, Schoenberg per l’esattezza. Alla fine di quella immersione sonora, qualcosa era cambiato in me. Avevo compreso che il silenzio non è lo spazio tra due suoni. Ciò che lo spazio è per le forme, il silenzio è per il suono. È uno “spazio vibrazionale" che consente ed accoglie il suono.
Perciò, il silenzio è permanente, sottostante ad ogni suono, elemento portante ed alveo dell’espressione sonora. Suono e vibrazione non sono la stessa cosa, e il silenzio - benché non sia suono - ha una sua vibrazione di base. Questa vibrazione può essere colta, se condotti al suo ascolto.
Così, con questo in mente, le tracce che sono emerse hanno poco a che fare con la musica ambient che siamo abituati ad ascoltare. Sono suites decisamente musicali, a volte più astratte, a volte molto, molto melodiche. Una caratteristica che le accomuna è che sono perlopiù costituite da 'patterns' sonori di una certa durata.
La durata è importante, perché, insieme ad una ritmica stabile, consente di andare più in profondità nell’ascolto. La ripetitività genera un effetto parzialmente 'ipnotico' che porta la mente a sollevarsi dall’interferire. In quella condizione, se si è condotti propriamente, il punto di ascolto non è più la musica. La musica diventa un tramite, nella quale immergersi e abbandonare la mente. Così, liberi dagli interventi impropri della mente, possiamo andare alla radice del suono, e cogliere il silenzio sottostante.
A volte la musica si fa più emotiva. Non volevo fare una cosa asettica. Andare troppo sull’astratto rischiava di diventare una pratica elitistica, cosa che mi sono ben guardato dal produrre. Se ci sono praticanti che riescono a cogliere la dimensione astratta senza stancarsi, potranno comunque immergersi facilmente anche in questi quadri sonori più emotivi. Inoltre, ho osservato che l’emotivo non interferisce con la percezione del silenzio, a differenza della mente ordinaria che ne è per così dire di impedimento.
Le ritmiche sono perlopiù costanti quindi - a parte un paio di episodi nella terza suite dove la ritmica cambia da un ritmo in quattro a un ritmo in tre, e ritorna in quattro alla fine. L’ultimo brano contiene in sottofondo tre discorsi di Jiddu Krishnamurti riguardanti il silenzio, che potrebbe essere interessante proporre di vedere prima del seminario.
Absolute silence of the mind
Silence is not separate from sound
Where there is attention there is silence
Lingua: Italiano (se necessario, alcune indicazioni potranno essere fornite anche in francese o inglese).
Dove: Nella SALA MAMMUT, presso gli spazi di AREA 302, in via Cadepiano 18, Barbengo.
Data: Domenica 3 novembre 2024.
Orario: Dalle 10:00 alle 18:00.
Requisiti: Nessuno in particolare, salvo la capacità di praticare con discernimento e in modo responsabile, tenendo sempre conto dei propri limiti e livello di esperienza.
Contributo: 100 fr.
Abbigliamento: Indumenti comodi, adatti alle pratiche corporee. È possibile cambiarsi sul posto ma non effettuare la doccia. A seconda della stagione e delle giornate la temperatura della sala potrebbe fluttuare. Prevedere sempre la possibilità di aggiungere o togliere uno strato.
Pausa pranzo: Per la pausa pranzo, è consigliato rimanere al LAB. A tal fine, i partecipanti porteranno un contenitore con il proprio pranzo già preparato. Sarà disponibile un frigo, e per scaldare un forno tradizionale, o un microonde (prevedere un contenitore adatto).
Con: Massimiliano Sassoli de Bianchi
Osservazione: Il LAB è una struttura privata le cui attività si svolgono unicamente in incontri individuali, o tra piccoli gruppi di persone che si conoscono e sono note all’organizzatore. La natura delle pratiche proposte non è compatibile con l’uso delle mascherine.