Incontro ravvicinato con la dea Chione

In questo articolo, offro alcuni spunti circa la possibilità di sperimentare i benefici, sia fisici che mentali, di una pratica di contatto con il freddo intenso. Nella prima parte, racconterò di come mi sono avvicinato a questa possibilità, riproponendo alcuni post che scrissi nel 2019, su Facebook, incluso un breve resoconto di un workshop cui ho partecipato in Polonia, con l’ormai famoso “uomo ghiaccio” (Wim Hof). Concluderò fornendo alcune informazioni più specifiche circa i meccanismi biologici che interessano questa pratica.

La filosofia del digiuno

Questo articolo si basa su un mio intervento al corso “Cibo e pensiero”, organizzato dall’Ospedale San Raffaele e svoltosi il 24 e 27 settembre 2021. Durante questo corso online, si sono avvicendati scienziati con diverse competenze, ma anche filosofi e giornalisti, in un confronto interdisciplinare sul valore del rapporto, da sempre complesso, tra cibo e pensiero. Una delle sezioni era dedicata al tema “Digiuno, salute e questioni di specie”, e in tale ambito sono stato invitato a parlare della “filosofia del digiuno”. Più esattamente, ho parlato della “filosofia del digiuno” in senso lato. Ad esempio, spiegando la sua logica (evolutiva) e i principi (cibernetici) su cui (in parte) si fonda. Grazie a quest’ampia contestualizzazione, ho offerto una lettura più oggettiva della pratica del digiuno e del suo potenziale, che non sia figlia unicamente di quei pregiudizi che vorrebbero equipararlo all’inedia e alla denutrizione.

Digiuno strumento di vita

Nelle pagine che seguono, offrirò al lettore una visione panoramica sul "perché e percome" del digiuno. Nel farlo, mi concentrerò inizialmente sul digiuno inteso come "astinenza da cibo", ma mi concederò di disquisire anche su altre forme di digiuno, o come amo a volte definirle, su altre forme di "assenze".

Sul "paradosso" dell'iperventilazione

Chiarisco un comune malinteso circa i meccanismi fisiologici alla base delle tecniche respiratorie di iperventilazione. È infatti spesso convinzione errata di molti praticanti che aumentando il ritmo respiratorio si ottenga un'iperossigenazione dell’organismo, quando invece accade esattamente l’opposto.