Un tentativo di immaginare parti della realtà del micromondo

La meccanica quantistica è la teoria usata per descrivere i processi che hanno luogo nel micromondo. Sin dal principio la meccanica quantistica si è dimostrata una teoria strana, nel senso che sembrava confutare in vari modi l’immagine di un micromondo fatto di oggetti che si muovono e interagiscono tra loro in uno spazio tridimensionale. Pertanto, sin dal suo avvento, ci fu un notevole disaccordo sul significato fisico della teoria quantistica, e numerose furono le discussioni di natura filosofica che ebbero luogo tra i padri fondatori. Unicamente negli ultimi anni sono stati però realizzati degli esperimenti i quali, indipendenetemente dalla stranezza della teoria, ci hanno confrontato direttamente con la stranezza della realtà del micromondo. Pensiamo in particolar modo agli esperimenti sul problema EPR. È nostra opinione che per poter comprendere la realtà di questo micromondo sia necessario introdurre nuovi concetti e divenire consapevoli dei vecchi pregiudizi classici. Certamente non in modo così radicale come proposto da quella che viene talvolta definita l’interpretazione californiana della meccanica quantistica, ma nemmeno in modo così vago come proposto dalla cosiddetta interpretazione di Copenhagen. Considerando che oggigiorno disponiamo di risultati molto specifici, su esperimenti molto raffinati, dovremmo cominciare con l’immaginare come sia questa microrealtà. Scopo di questo articolo è tentare qualcosa in questa direzione, proponendo quella che potrebbe essere una nuova disciplina in fisica teorica. Questa disciplina dovrebbe indagare in che misura diverse tipologie di realtà (modelli del mondo) possano corrispondere ai risultati degli esperimenti oggi a nostra disposizione, e alle descrizioni teoriche offerte dalla teoria quantistica. Quindi, sebbene concordiamo nel ritenere che il mondo quantistico sia decisamente strano, il nostro obiettivo sarà quello di mostrare che non è poi così strano come potrebbe sembrare. Questo semplicemente perché una realtà può essere molto più complicata di quanto siamo soliti immaginare.